sabato 31 ottobre 2015

I love (vita) tattoo

A 16 anni avevo una fissa per i tatuaggi. Andavo spesso a trovare un amico dopo la scuola, che tatuava in un negozio vicino al centro e stavo ore a guardarlo lavorare. I miei non avrebbero mai dato il consenso per tatuarmi una salamandra su un braccio, quindi mi misi l'anima in pace fino almeno alla maggiore età.
Ma dopo i diciotto anni qualcosa mi scattò dentro. Per quanto mi sarebbe piaciuto avere ogni cm di pelle tatuata non avrei mai fatto un tatuaggio "tanto per", ma avrei voluto ponderare (per quanto si possa fare a quella sconsiderata età) per bene il soggetto, la porzione del mio corpo e soprattutto quando e perché (ed ecco la mania del controllo che si affacciava già a quei tempi).

Così, seguendo le mode del momento, dai 20 anni e in ordine di apparizione mi feci tatuare: un tattoo tribale, un tattoo figurativo (la famosa salamandra di cui sopra), un simbolo cinese e un tribale maori. Tutti dal 2000 al 2004, tutti con un significato, per ricordarmi dei momenti della vita importanti, che non avrei voluto dimenticare (nel bene o nel male). Poi per mancanza di liquidi, o perché troppo occupata a viaggiare su e giù da Milano a Roma, non mi capitò più l'occasione di farmi tatuare, anche se non ho mai smesso di pensarci.

Quando è nata Mia, nel 2011 avevo deciso di imprimere sulla pelle questo evento tra i più significativi della mia esistenza. Finalmente l'ho fatto. A Milano, due settimane fa, dopo aver trovato il soggetto e soprattutto l'artista che me l'avrebbe tatuato.
Mi mancava proprio un tattoo colorato, delicato, che mi rispecchiasse per come sono adesso e che rappresentasse un po' tutti questi cambiamenti che hanno ribaltato la mia vita dopo l'arrivo di Mia.

Nel 2010 tentavamo di avere un bambino senza grande successo, iniziavo ad essere fissata e preoccupata che ci fosse qualcosa che non andava. A quel punto ho deciso di prenderla con filosofia e ho proposto al Maritozzo: "se non avremo un bambino allora organizziamoci per andare in Giappone!"
Il Giappone è il mio sogno da tanto tempo, adoro la cultura giapponese, il contrasto tra moderno e antico che si può trovare in ogni angolo, la loro lingua, la loro filosofia di vita.
Ovviamente il fato aveva in serbo altro per noi, e due settimane dopo quella fatidica frase, ero incinta!
Caso vuole che l'11 marzo 2011, ovvero il mese in cui avremmo visitato il Giappone se non avessi aspettato Mia, ci fu il tristemente famoso tsunami. Mia è nata un mese dopo, durante la fioritura dei ciliegi, i sakura.

I sakura, oltre ad essere il simbolo del Giappone, rappresentano per i giapponesi la fragilità ma anche la rinascita, e la bellezza dell'esistenza. Tutto ciò che rappresenta Mia per me.
Quale soggetto sarebbe stato più indicato dei fiori di ciliegio?

Poi ho scoperto lei. Gilberta. Di cognome fa Vita e questa è la sua pagina di facebook.
Artista, creativa, mamma di due bimbe tenerissime.
Quando mi ha tatuato era incinta della seconda e quasi al termine, ha partorito inaspettatamente una settimana dopo!
Ha una mano delicata e un sorriso solare, e mi ha disegnato direttamente sulla pelle, a mano libera e senza indecisione quello che le avevo solo accennato, quasi leggendomi nel pensiero.

Gil, perdono, giuro che mi farò fare delle foto migliori!!!


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